In questo video sono riportate alcune delle tecniche di base eseguite durante un Kata
Pubblicato da ESCUELA ORIENTE
In origine Kinesio Taping, la metodica sviluppata da Kenzo Kase, il Taping Muscolare è stato oggetto di sviluppo di numerosi altri professionisti.
Il Dott.Kenzo Kase basandosi sullo studio delle scienza kinesiologiche elaboró, nel 1973, un metodo naturale di autoguarigione del corpo soggetto a traumi con l’ausilio di una tecnica non invasiva e non farmacologica, sostenendo che si potesse aiutare la funzione muscolare attraverso l’assistenza esterna, vale a dire attraverso l’uso di un nastro elastico, materiale molto simile per elasticità alla nostra pelle e ai nostri muscoli.
La vera diffusione di questa tecnica fu però in occasione delle olimpiadi di Seul tenutesi nel 1988, quando atleti giapponesi si mostrarono al pubblico ricoperti dai bendaggi.
Soltanto alla fine degli anni ’90 si è affermata a livello mondiale, prima negli USA e poi in Europa.
La sua divulgazione in Italia si ebbe con l’australiano David Blow nel 1999.
Inizialmente usata solo da atleti e sportivi, oggi viene utilizzata da un’ampia percentuale della popolazione mondiale.
Serve a stimolare i propriocettori articolari migliorando la funzione delle articolazioni riducendo le contratture muscolari e fornendo stimoli sensoriali, inoltre, favorisce la rimozione dell’edema aumentando la funzione circolatoria riducendo anche i dolori derivanti da traumi, stimola i ricettori sensoriali della cute e favorisce l’allineamento delle articolazioni risolvendo casi di dislocazione dovute a una eccessiva tensione muscolare, facilitando e migliorando la postura.
Fu Ippocrate, medico greco del III-IV secolo a.C. a gettare le basi teoriche della coppettazione e a fornire indicazioni precise sulla modalità corretta di applicazione. In Cina rientrò tra le tecniche curative che utilizzano il calore della medicina tradizionale cinese associata spesso al massaggio e all’agopuntura.
Fu Bernard Aschner, medico austriaco, che agli inizi del ‘900 la rivalutò e introdusse tale pratica tra le tecniche terapeutiche.
Essa consiste nell’applicazione sulla pelle della persona trattata di coppette simili a vasetti di yogurt o tazze di vetro, bambù o ceramica creando un effetto “ventosa” che tiene il contenitore incollato al corpo.
L’applicazione può durare dai 5 ai 20 minuti e produce come effetto un’alterazione dei flussi energetici del corpo mediante una stimolazione della circolazione sanguigna e linfatica.
La coppettazione si può quindi considerare una terapia “riflesso-stimolante” poiché sfrutta i principi della medicina tradizionale cinese agendo sulle cosiddette zone riflesse. Tramite essa è possibile ripristinare l’equilibrio e ristabilire la funzionalità dell’organo o dell’apparato in disarmonia.
La Moxibustione (o Moxa) è una particolare tecnica terapeutica derivante dalla medicina tradizionale cinese, caratterizzata dall’applicazione prolungata di calore su punti e meridiani tipici dell’agopuntura.
Tale calore viene prodotto facendo bruciare – in prossimità della zona da trattare – degli appositi sigari o coni di artemisia: una pianta medicinale (l’artemisia vulgaris) le cui foglie – raccolte in primavera – vengono poi appositamente essicate, pressate e polverizzate.
Attraverso la combustione dei sigari si può così ottenere un lento e benefico riscaldamento della cute e di tutte le strutture interessate.
Particolarmente indicata in caso di dolori articolari e cervicali legati al freddo e all’umidità o in quelli di bronchite e asma, la Moxa va invece evitata in caso di febbre elevata, ipertensione arteriosa e su aree cutanee non integre. E’ anche sconsigliata sui bambini piccoli.
In gravidanza può avere – con le opportune cautele – importanti applicazioni.
Ad esempio – verso la trentacinquesima settimana di gestazione – può essere utilizzata per stimolare il rivolgimento di un feto dalla presentazione podalica (oggi indicazione al taglio cesareo) a quella cefalica.
Potranno talvolta determinarsi degli innocui arrossamenti della pelle ed è quindi importante che l’operatore – anche sulla base della specifica sensibilità del soggetto da trattare – sappia dosare bene i movimenti da eseguire, la distanza da mantenere (almeno 3 cm dalla cute) e i tempi di applicazione (una decina di minuti per punto).
In questo modo si eviteranno sgradevoli dolori e scottature.
Lo Shiatsu è una terapia manuale tradizionale giapponese basata sull’anatomia e fisiologia, sul massaggio tradizionale giapponese e la medicina cinese, che stimola il processo e la capacità di guarigione naturale del corpo.
Dal giapponese “SHI”, che significa dito, e “ATSU”, che significa pressione, lo Shiatsu fu così definito nel dicembre 1957 dal Ministero della Salute Giapponese: “la tecnica Shiatsu si riferisce all’uso delle dita e del palmo della mano nell’applicazione di pressioni su particolari zone della superfice corporea allo scopo di correggere gli squilibri del corpo, mantenere e ripristinare la salute”.
E’ un metodo che contribuisce altresì alla cura di specifiche malattie.
L’operatore usa palmi, dita e pollici per percepire irregolarità come rigidità e ipotonia delle zone che sta premendo, e in relazione dello stato di squilibrio, per correggerle allo stesso tempo.
Lo Shiatsu stimola il sistema immunitario e la capacità di autoregolazione del corpo, migliora la funzionalità del sistema nervoso e circolatorio, del sistema muscolo-scheletrico, ghiandolare.
Lo Shiatsu non è un massaggio ma uno specifico trattamento basato su una complessa tecnica manuale autonoma, sia dal punto di vista storico e culturale, sia dal punto di vista tecnico e teorico, che non può né deve essere confusa o assimilata ad alcun’altra tecnica o professione.
Nello Shiatsu possiamo ritrovare due aspetti che sono il motivo del grande successo: l’aspetto rilassante, che rimuovendo lo stress e allentando le tensioni, giova a molti malesseri di origine psicosomatica, e l’aspetto tecnico, specifico della Medicina Tradizionale Cinese, che attraverso la stimolazione di punti e canali energetici va a migliorare la qualità degli organi interni.
Un trattamento Shiatsu ha la durata media di 50/60 minuti
E’ consigliato indossare abiti comodi, adatti a muoversi con facilità.
Il cliente viene fatto sdraiare su un materassino in puro cotone detto “futon” o su lettino apposito in un ambiente quanto più curato e accogliente, e l’operatore, dopo aver raccolto una serie di informazioni verbali per una valutazione energetica, inizia la seduta.
Si comincia con un contatto che induca il cliente a rilassarsi, dopodichè inizia il trattamento che includerà tecniche di allungamento, di scollamento, di digitopressione, con le mani, e se necessario anche con gomiti e ginocchia.
A fine trattamento il cliente avvertirà una serie di cambiamenti, sia a livello fisico che mentale, il recupero di un senso di benessere che coinvolgerà sia il corpo che la mente.
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